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Grazie
La parola “Grazie” torna diverse volte all’interno di questo racconto. La pronuncia il protagonista, la ripete la danzatrice, il cui spettacolo è stato recensito con grande plauso dalla critica (e dallo stesso protagonista). È quasi uno “stare al mondo”, questo “Grazie”, quasi un lasciapassare che sblocca numerosi livelli: a volte sono solo porzioni di corpo, altre volte è puro vernacolo. Dietro a questo “Grazie” c’è una volontà politica, tutta autoriale, di raccontare e far raccontare le vicissitudini che legano i personaggi ritratti.
In “Grazie” di Carlo Lei, questa parola – così come molte altre – riesce a vivere di vita propria. E l’attenzione a un linguaggio così preciso, studiato e ricco di stimoli, è propria solo ai grandi autori. Grazie, Carlo Lei.
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